Nella nostra società la solitudine non è più una situazione transitoria di vita ma un problema sociale e dannoso per la salute che sta diventando endemico.
Questa condizione comporta effetti negativi con ricadute sociali importanti.
È per questo motivo che nel nostro territorio è stato messo a punto un progetto pilota tra diverse realtà che vede coinvolto assieme al Comune di Faenza e l’Azienda Sanitaria Locale, Caritas Diocesana, Parrocchie e Pastorale della Salute.
L’obbiettivo è quello di realizzare un report nell’ambito dello stradario di tre parrocchie ‘campione’ così da conoscere nel dettaglio le condizioni di solitudine, e di eventuale disagio, della popolazione per poi mettere in campo strumenti e azioni per poterla contrastare.
I territori che verranno messi sotto la lente d’ingrandimento sono quelli di riferimento delle parrocchie di San Francesco, San Marco e Granarolo Faentino.
Entrando nello specifico, il progetto vedrà coinvolti alcuni volontari della Caritas diocesana che nelle scorse settimane sono stati debitamente formati allo scopo. La fascia di età che verrà presa in considerazione sarà quella che va da 70 anni in avanti. Secondo una stima realizzata grazie al lavoro del Servizio anagrafe del Comune di Faenza, quella fascia di popolazione, nei territori presi in considerazione, conta circa 1.700 persone. Di queste, quelli che risultano vivere da sole sono 561. Andando ancor più nel dettaglio, nella fascia di età superiore ai 90 anni, quella più a rischio, 107 sono le persone che risultano essere residenti da sole. In questi giorni dal gruppo di lavoro che sarà impegnato sul progetto ha iniziato a inviare una comunicazione scritta ai domicili degli oltre 1.700 anziani, preannunciando la telefonata di un operatore, la seconda fase del progetto.
Step decisivo, sulla base di un consenso telefonico, sarà poi un incontro con i volontari della Caritas per capire come la persona vive la propria giornata. Sulla scorta di queste informazioni i diversi enti che collaborano a questa iniziativa elaboreranno i dati e proporranno proposte per combattere eventuali situazioni di disagio e solitudine.
“Quando affrontiamo i temi delle disuguaglianze – spiega l’assessore a Welfare Davide Agresti – ci concentriamo principalmente su quelle economiche. Negli ultimi due anni però, abbiamo, nostro malgrado, imparato a conoscerne altre, da quelle digitali a quelle sociali. Fra queste spicca marcata la differenza fra chi, in questi tempi fragili, ha il supporto di una rete familiare o amicale, e chi no. Da questa esigenza è nato il progetto ‘Perché nessuno resti solo’, che parte in maniera sperimentale in alcune zone della città, per approfondire la conoscenza della popolazione anziana della nostra comunità, in particolare quella sola, e con l’obbiettivo di creare poi una rete di relazioni, dai vicini di casa, all’edicolante, al fornaio, che tramite l’accompagnamento di volontari formati rendano concreto il concetto di welfare di comunità.
Una sfida impegnativa, ma che, proprio per questo, ci deve vedere protagonisti”.