Nel corso del Consiglio Comunale del 28 gennaio 2021 si è discusso a lungo di Faventia Sales Spa e dell’opportunità (o meno) che questa possa essere sciolta oppure restare attiva, nell’immediato futuro o comunque dopo che avrà concluso il recupero del complesso Salesiano.
Ci è parso chiaro non solo che alcune parti politiche non condividano il percorso amministrativo fatto dalla società nell’applicare al proprio assetto le misure di legge, ma soprattutto che quelle stesse parti non condividono quello che la società Faventia Sales è riuscita a conquistare in questi ultimi anni…: per sé stessa, per il “socio Comune di Faenza” ma soprattutto per la nostra città.
Lo spazio dei Salesiani è lo spazio identitario in cui una parte considerevole della nostra comunità si è formata dal punto di vista valoriale, esperienziale e relazionale. Questo luogo ha registrato l’evoluzione e la maturazione collettiva di una socialità faentina contemporanea: qui ha avuto luogo, nel corso dell’ultimo secolo, una parte importante del processo di costruzione del capitale sociale della nostra comunità.
Non è un caso che lo statuto riporti molto chiaramente le finalità di incoraggiamento degli aspetti formativi e di promozione giovanile in un contesto ampio ed europeo. Quando nel 2006 si è dato seguito alla scelta di acquisire il complesso, si è raccolta e avvalorata una forte domanda da parte della città, volta sì alla conservazione, intesa però come salvaguardia del capitale di relazioni e di memorie rappresentato dal luogo e da ciò che in esso è stato prodotto e depositato.
Era evidente, nonostante le grandi difficoltà e i costi dell’iniziativa, la richiesta urgente di non disperdere un patrimonio dalle molteplici sfaccettature (immobiliare, storico e architettonico, ma soprattutto urbano e sociale) che va ben oltre la portata di un intervento di recupero degli spazi.
Crediamo che Faventia Sales sia riuscita a fare proprio questo. Andare oltre un ruolo di semplice attore immobiliare, e funzionare da promotore di comunità e di sviluppo: pensiamo innanzi tutto ai 500 studenti universitari e agli oltre 400 giovani (e meno giovani) iscritti alla scuola di musica Sarti, che frequentano quotidianamente i locali e gli spazi del complesso, pensiamo ai docenti e al personale di servizio, pensiamo alla compresenza di soggetti pubblici e privati, al coinvolgimento di attori rilevanti a livello internazionale, al lavoro dato a oltre 150 aziende del territorio, allo sforzo progettuale messo in campo da quasi 20 studi professionali che si sono alternati e hanno collaborato. Pensiamo a come la frequentazione del spazi sia fiorita, pensiamo alla rinascita dell’unico campo di calcio del centro storico, agli spazi di aggregazione, ai locali pubblici, ai concerti nelle corti, alla riapertura della chiesa di Santa Maria Ausiliatrice, agli eventi nella piazza.
D’altra parte ci sembra che sia, a dir poco, eccessiva l’attenzione che alcuni nostri colleghi hanno dedicato a confutare le scelte tecnico-amministrative fatte, con il solo scopo di porre fine a un’esperienza certamente positiva, seppur faticosa. Ecco, ci sembra proprio che quello sforzo per “demolire” superi di gran lunga l’attenzione che dovremmo rivolgere alla valutazione dei risultati raggiunti e alla definizione di un indirizzo chiaro per il futuro di questo luogo e forse di altri analoghi che necessitano di un rinnovamento, da un punto di vista comunitario.
Siamo certamente convinti che sia necessario aprire uno spazio di discussione sul valore, sugli obiettivi futuri e sul necessario e conseguente assetto di Faventia Sales, ma crediamo in modo altrettanto fermo che non bisogna mettere il carro davanti ai buoi, e che i ragionamenti sulle forme amministrative non possano che essere asserviti alla visione generale.